Corteo Storico

CORTEO STORICO Città di Grotte di Castro

“In terra nostra flores apparerunt”
Il Corteo Storico Città di Grotte di Castro è nato nel 1998 — in occasione della decennale Festa della Madonna del Suffragio — per rievocare la vita che si svolgeva al tempo dei Farnese “Signori del Ducato di Castro” del quale Grotte faceva parte e farla di nuovo scorrere nelle vie senza tempo del piccolo borgo medievale.
In particolare la rappresentazione si richiama al XVI secolo. L’anno 1534 rappresentò infatti per i Farnese il momento culminante della loro affermazione politica con l’elezione a pontefice del Card. Alessandro, con il nome di Paolo III. Un’ascesa destinata a consolidarsi nel tempo prima con la creazione del Ducato di Castro (1537), poi con quello di Parma e Piacenza (1545) e la trasformazione delle antiche rocche in palazzi monumentali insieme alla costruzione di nuove splendide residenze come, per quel che riguarda l’area laziale, i Palazzi Farnese di Roma, Caprarola e Gradoli.

È grazie a questi affreschi che possiamo ripercorrere particolari momenti storici o della vita quotidiana — matrimoni, incontri politici, combattimenti — e risalire sia ai dettagli dei sontuosi abiti d’epoca realizzati in tessuti preziosi, ricami, pizzi, sia alle armature d’acciaio finemente decorate con incisioni, dorature inserimenti di perlinature argentee, ceselli, sbalzi.
Con la creazione del Corteo Storico, realizzato con rigore filologico, la corte dei Fanese è tornata a essere presente e attuale ai nostri occhi tanto da permettere una riappropriazione di pagine di storia fondamentale per la vita e la cultura del nostro paese. Grotte di Castro rappresentò d’altronde per i Farnese, un centro di cui si apprezzavano la laboriosità della popolazione, il “bel sangue delle donne”, il “buon suolo”, i “vini bianchi e rossi… di tanta perfezione” e mischiando il profano con il sacro l’immagine “di una Madonna di molta devozione, fatta di rilievo, quale fa molte grazie”. Una “terra buona, grossa, popolata, fruttifera, e migliore di quante ne siano nello Stato” di Castro.


La terra di Grotte nel ducato di Castro dal tempo del Duca Pierluigi Farnese alla morte di papa Paolo III (1537-1549)
Struttura del Corteo

Chiarine: annunciavano l’apertura delle feste e dei tornei.
Tamburini: presenti in tutte le comunità del Ducato, i tamburini (militari) assolvevano oltre che il compito di aprire cortei e sfilate di soldati, anche l’importante compito di “banditore”.
Costume e accessori: Ispirato a un dipinto del Veronese (1560 ca.) nella Villa Maser di Treviso, il costume prevede un farsetto in raso azzurro con spighette verdi e allacciatura con bottoni dorati. Pantaloni moderatamente ampi con spighette verdi. Colletto in pizzo bianco. Calzamaglia e cappello verde con piuma.



Alfiere (Stendardo Comunità “di Grotte”): l’Alfiere, figura militare, è colui che porta la bandiera o le insegne di una comunità, di una famiglia.

Lo stendardo “delle Grotte” è ornato dallo stemma della comunità: grotta con stella centrale, sormontato dai tre gigli farnesiani. Il più antico sigillo della comunità conosciuto è del 1586 mentre l’esistenza del “confalone” con mappe e l’insegna turchina è attestata nel 1549.
Costume e accessori: ripreso dall’incisione “Omnium nostrae aetatis habitus” (1563) di Ferdinando Bertelli il costume si compone di un farsetto in raso nero con baschina e intagli al petto da cui escono degli sbuffi in raso azzurro. Bordi dorati tutt’intorno e allacciatura con bottoni anch’essi dorati. Pantaloni in raso nero e piccolo colletto in pizzo bianco. Mantellino in lana verde con bottoni dorati. Calzamaglia di cotone nero, cappello di raso azzurro con piuma gialla.

Podestà (Bernardino Bartolomei di Orvieto): nella vita della comunità il Podestà rappresenta il supremo magistrato civile e penale. Vigilava, per la Camera Ducale e l’esazione dei diritti. Il nome del Bartolomei appare in un diploma di privilegio del 1545.
Costume e accessori: Il costume è ispirato a un ritratto di Gentiluomo di Giovanni Cariani. Veste lunga in damasco rosa antico completamente abbottonato sul davanti. Ampio tabarro di velluto nero con maniche lunghe, aperte per tutta la lunghezza. Copricapo in damascato rosa.







Sindaco (Nardo di Pietro): la carica di Sindaco della comunità era conferita a tempo, e i suoi compiti consistevano nell’ufficio di rappresentanza della civica amministrazione. Nardo di Pietro figura Sindaco delle Grotte per il primo semestre del 1549.
Costume e accessori: Ispirato a un’incisione tratta dal libro di Cesare Vecellio “Habiti antichi et moderni di tutto il mondo” del 1581, si compone di una veste lunga di panno blu completamente allacciata sul davanti con bottoni dorati. Zimarra in velluto bordeaux, molto ampia con ricamo sullo spallone. Copricapo in panno blu.



Priori: i priori in numero di quattro — Nardo Spina, Aurelio di Ser Pietro, Cristoforo Patrizi Noccioli, Cristoforo Angelini — venivano eletti dal Consiglio degli uomini ed erano scelti tra le famiglie più abbienti e in vista della comunità. Costituivano l’organo esecutivo. I nomi dei “Priores Oppidi Criptarum” appaiono in documenti d’archivio del 1545 e sono: Cristoforo Patrizi Noccioli, Cristoforo Angelini, Nardo Spina, Aurelio di Ser Pietro.
Costume e accessori: i quattro costumi sono ispirati ad alcune incisioni tratte dal libro di Cesare Vecellio “Habiti antichi et moderni di tutto il mondo” del 1581.
Nardo Spina: casacca in raso grigio con ampie maniche, gonnella a piegoni e bottoni dorati su tutta la lunghezza. Sopravveste in velluto grigio completamente aperta sul davanti con spacchi laterali che lasciano scorgere le maniche della casacca. I due capi sono bordati di broccato. Cappello in velluto e cintura.
Aurelio di Ser Pietro: casacca in raso bordeaux con maniche ampie, gonnella a piegoni e bottoni dorati su tutta la lunghezza. Sopravveste in velluto bordeaux completamente aperta sul davanti con spacchi laterali che lasciano scorgere le maniche della casacca. I due capi sono bordati di broccato. Cappello in velluto e cintura.
Cristoforo Patrizi Noccioli: casacca in raso azzurro con maniche ampie, gonnella a piegoni e bottoni dorati su tutta la lunghezza. Sopravveste in velluto azzurro completamente aperta sul davanti con spacchi laterali che lasciano scorgere le maniche della casacca. I due capi sono bordati di broccato. Cappello in velluto e cintura.
Cristoforo Angelini: casacca in raso marrone con maniche ampie, gonnella a piegoni e bottoni dorati su tutta la lunghezza. Sopravveste in velluto marrone completamente aperta sul davanti con spacchi laterali che lasciano scorgere le maniche della casacca. I due capi sono bordati di broccato. Cappello in velluto e cintura.



Alfiere (Palio della festa 1998): a questo alfiere viene affidato il Palio della Festa. Il palio raffigura centralmente la Madonna del Suffragio in posizione preminente sul paese.
Costume e accessori: Ispirato a un’incisione tratta da “Omnium nostrae aetatis habitus” (1563) di Ferdinando Bertelli il costume si compone di un farsetto in tessuto azzurro abbottonato sul davanti. Pantaloni sopra il ginocchio intagliati a strisce con fodera sottostante. Mantello in damascato nero, bordato da gallone dorato. Cappello verde con piuma azzurra.









Prelati: raffigurano i dignitari ecclesiastici cattolici.
Costume e accessori: secondo i modelli religiosi del tempo, il costume si compone di un’ampia tunica grigia con cappuccio alla maniera di un saio francescano, e sandali. Portano croci e antichi libri in mano.




Il “Gran Cardinale” (Alessandro Farnese): Alessandro, figlio di Pier Luigi e di Gerolama Orsini, è nato nel Castello di Valentano nel 1520. Fu nominato cardinale da Paolo III nel 1534 a soli quindici anni. Persona colta e intelligente, seppe imporsi nel mondo curiale romano e solo per qualche strana avversità non riuscì a essere eletto al soglio di S. Pietro. Grande mecenate fece completare la costruzione dei Palazzi Farnese di Roma e Caprarola, fu amico dei più valenti artisti dell’epoca e, alla sua morte, avvenuta nel 1589 venne sepolto nella Chiesa del Gesù che lui stesso aveva fatto costruire.
Costume e accessori: Tratti dall’affresco di Taddeo e Federico Zuccari del 1560 “Incontro di Carlo V, Ferdinando d’Asburgo e Alessandro
Farnese”, collocato nel Palazzo Farnese di Caprarola.
Tunica bianca con sopratunica dello stesso colore guarnita da alto bordo di pizzo. Grandi maniche con polso formato da pieghe. Mantello senza maniche coloro porpora foderato di bianco. Mozzetta con cappuccio, abbottonata con bottoncini dorati. Cintura con cordone dorato e nappe dorate.




Alfiere (Stendardo della Famiglia Farnese): lo stendardo dei Farnese presenta l’arme di Pier Luigi 1° Duca di Castro.
Costume e accessori: dal “Ritratto di gentiluomo spagnolo” del Tiziano. Il costume si compone di farsetto in tessuto azzurro con baschina completamente allacciato sul davanti con bottoncini dorati. Maniche lunghe in raso giallo oro. Pantalini corti a strisce azzurre e gialle. Mantellino azzurro con fodera giallo oro. Calzamagla e cappello azzurro con bordo a strisce e piuma blu.








Duca Farnese (Pier Luigi): figlio naturale del Card. Alessandro Farnese, futuro Paolo III, Pier Luigi nasce nel 1503. Carattere impetuoso e ribelle, fu in ogni caso il figlio più amato dal padre tanto che, nel 1537 per lui venne creato il Ducato di Castro (comprendente “Le Grotte”). Sposo giovanissimo di Gerolama Orsini, figlia di Ludovico conte di Pitigliano ebbe vari figli: Vittoria (1519) duchessa di Urbino, Alessandro (1520) “gran cardinale”; Ottavio (1524) futuro duca di Castro e di Parma e Piacenza; Ranuccio (1530) cardinale; Orazio (1532) Duca di Castro.
Costume e accessori: ispirato al “Ritratto di gentiluomo” (1554) di G. B. Moroni, Pinacoteca Ambrosiana, Milano. Il costume prevede un farsetto in raso broccato completamente allacciato sul davanti con rifiniture dorate. Pantaloni a strisce con fodera damascata giallo oro. Tabarro in velluto azzurro con larghe maniche intagliate e rifinite da passamaneria dorata. Interno completamente foderato in damascato giallo oro e orlato di passamaneria dorata e pietre rosse. Calzamaglia e cappello in velluto azzurro.

La Duchessa (Gerolama Orsini): nel 1519 a soli sedici anni sposò Pier Luigi Farnese. Fu Duchessa e Governatrice di Castro. Appresa la tragica fine del marito si recò a Parma e, fatta riesumare la salma dello sposo la fece trasportare e seppellire nel seèpolcro di famiglia dell’Isola Bisentina.
Costume e accessori: dal “Ritratto di Eleonora di Toledo” (1550) dipinto del Bronzino, Galleria degli Uffizi, Firenze. Càmora in velluto rosso aperta sul davanti. Il corpetto e le maniche sono ricamate con passamaneria dorata e perle. Sotto si scorge la gonna di tessuto damascato giallo oro con orlo decorato con pietre rosse e passamaneria. Camicia in tessuto trasparente con motivo di rete dorata e perle applicate. Acconciatura con retina e cuffia decorata. Collana di perle lunga con spilla centrale.

Damigelle per i Farnese: con l’appellativo di Damigelle si indicavano le mogli dei gentiluomini, quindi tutte le fanciulle nobili e anche le dame di compagnia dei duchi e dei nobili.
Costume e accessori: da “Ritratto di Eleonora Gonzaga, duchessa di Urbino” del Tiziano (1537), Firenze, Galleria degli Uffizi. Abito in “ottoman” bordeaux con orlo decorato da passamaneria dorata. Maniche amplissime e decorate con fiocchetti dorati. Camicia in organza bianca. Perline per l’acconciatura.


Bambine: Costume e accessori: Abito con corpetto damascato dorato e rosso su amplia gonna gialla per la prima bambina.
Abito con corpetto di velluto marrone con maniche a palloncino e gonna gialla per la seconda bambina.
Cerchietto per l’acconciatura.
Portano in mano dei gigli bianchi.



Vittoria Farnese: primogenita di Pier Luigi sposerà Giudobaldo della Rovere Duca di Urbino.
Costume e accessori: Càmora in velluto blu aperta sul davanti. Il corpetto e le maniche sono ricamate con passamaneria dorata e perle. Sotto si scorge la gonna di tessuto damascato rosso. Collana e orecchini di perle. Acconciatura con cuffia rossa decorata.





Ottavio Farnese: figlio di Pier Luigi Farnese, Ottavio nacque nel 1524. Sposò Margherita d’Austria e divenne duca di Castro, di Parma e Piacenza.
Costume e accessori: Il costume prevede un farsetto in raso broccato completamente allacciato sul davanti con rifiniture dorate. Pantaloni a strisce con fosera damascata giallo oro. Tabarro in velluto nero con larghe maniche intagliate e rifinite da passamaneria dorata. Calzamaglia e cappello in velluto nero.







Notabile (Innocenzo Iuzzi): nel 1563 a Grotte Innocenzo Iuzzi su via Ruga fece erigere il proprio monumentale palazzo con il quale tramandare, grazie al nome inciso sugli architravi, il segno della sua ricchezza. Il camino di questo palazzo, anch’esso ornato con il nome dello Iuzzi è ora collocato nell’ex Palazzo Comunale, oggi sede del Museo Archeologico Civita.
Costume e accessori: “Figura di magistrato” tratta dal libro di Cesare Vecellio “Habiti antichi et moderni di tutto il mondo” del 1581. Il costume prevede una toga in damasco blu con larghe maniche, orlo e polsi decorati con passamaneria dorata, perle, pietre e una lunga fila di bottoni sul davanti. Cappello in damasco blu e collana dorata.

Consorte (Madonna Iuzzi): la storia non ci ha tramandato informazioni su questa dama delle Grotte del XVI sec.
Costume e accessori: da un figurino di veste aperta sul davanti tratta dal “Libro di modelli per sarti” (1580), Biblioteca Querini Stampalia, Venezia. Càmora in velluto raso damascato bordeaux aperta sul davanti, bordata di velluto vinaccia con ricami dorati e passamano Lo stesso bordo si ripete nell’orlo delle maniche. Sotto si scorge la gonna in raso di colore rosa antico come pure le sottomaniche. Camicia in organza bianca. Cuffia di velluto color vinaccia, passamaneria dorata e perle per l’acconciatura. Lunga collana da appuntare sul busto del vestito.

Damigelle per i nobili: dame di compagnia.

Costume e accessori: da “Ritratto di Dama” di Paolo Veronese (1565). Abito in damascato blu con maniche formate da strisce di stoffa bordate di passamaneria dorata. Orlo e scollatura con bordo di passamaneria. Sul petto motivo di decoro a striscioline dorate. Camicia in organza bianca senza maniche. Perline per l’acconciatura.


Capitano della Milizia: la sua figura e i suoi compiti erano descritti nel bando del 4 luglio 1550 emanato dal Duca Orazio Farnese.
Gli competeva la visita dei quartieri, il riordino dei soldati, le esercitazioni da svolgere due volte al mese nei giorni di festa.
Costume e accessori: da “Autoritratto in vesta da caccia” di Paolo Veronese (1560) Treviso, Villa Maser. Il costume si compone di un farsetto che modella il busto, maniche decorate da spighette dorate. Ampi calzoni in tinta unita. Mantello nero con decori dorati. Elmo, pettorale e calzamaglia.

Archibugieri e Alabardieri: anche per questi soldati facevano parte della milizia e i loro ordini e comportamenti erano stabiliti nel bando del Duca Orazio del 1550.
Costume e accessori: da “Autoritratto in vesta da caccia” di Paolo Veronese (1560) Treviso, Villa Maser. Il costume si compone di un farsetto con alto bordo in contrasto giallo e chiuso sul davanti da fibbiette di cuoio. Ampi pantaloni di colore giallo. Armi in dotazione archibugi e alabarde.

Cavallo con Cavaliere e Falconiere: secondo gli usi del tempo in abito da parata.