La Storia

Gli Etruschi

Le origini del paese affondano molto lontano nel tempo. Grotte di Castro fu infatti un centro etrusco di primaria importanza. L’altura vulcanica posta a levante dell’odierno centro abitato conserva nel nome il ricordo di un antico centro, la “Civita”, che ci appare oggi come una vasta superficie pianeggiante in leggero pendio verso il lago elevata da un’alta rupe sulle vallate circostanti. La sua superficie, che oltrepassa i 2.000 chilometri quadrati, la inserisce di diritto tra i maggiori centri dell’antico territorio volsiniense. Originariamente situato in prossimità del confine tra i territori di Vulci e di Volsinii, si caratterizzò per essere già attivo nella seconda metà del VII sec. a.C. e conobbe un notevole sviluppo nel corso del secolo seguente, come sembra testimoniare la consistente espansione delle necropoli circostanti, con numerosi sepolcri a camera. Tra la metà del V e gli inizi del IV sec. a.C. l’abitato attraversò un periodo di crisi, in rapporto alle difficoltà economiche che in questo arco di tempo colpirono soprattutto l’Etruria meridionale interna. Inoltre tra la fine del IV e gli inizi del III sec. a.C. anche l’insediamento della Civita subì direttamente i contraccolpi dell’espansionismo romano ai danni del territorio volsiniese, anche se alcuni indizi portano a ritenere che il centro sia sopravvissuto in epoca romana in forma più dimessa.


Il Medioevo

L’antico insediamento rimase deserto forse già a partire dall’VIII sec. d.C., in coincidenza con le devastazioni longobarde che spinsero la popolazione superstite a trasferirsi sulla vicina e più sicura rupe dove sorge l’attuale paese di Grotte di Castro. Gli abitanti in fuga, privati dei beni e delle abitazioni, in un primo momento furono infatti costretti a utilizzare come loro dimore delle grotte — in parte già esistenti e in parte appositamente scavate nella roccia tufacea — tanto che da questa particolarità nacque per il paese l’appellativo di “Castrum Criptarum”.
L’originario nucleo abitativo può essere collocato sulle pendici orientali del crinale, nella stessa zona in cui sorge oggi la Basilica di Maria SS. del Suffragio. La Chiesa, che presenta forme tipicamente barocche, fu edificata sul preesistente edificio sacro — la cui data di erezione si perde con le origini del paese — nel 1625 per ospitare degnamente la statua della Madonna del Suffragio e accogliere i numerosi pellegrini che giungevano a visitarla. Bisogna aspettare l’anno 1077 per veder comparire per la prima volta in un documento il nome delle “Grotte”, e precisamente il paese viene così citato sull’atto di donazione di una parte del territorio della Tuscia che la Contessa Matilde di Canossa fece alla Chiesa.
In questo stesso periodo si iniziò a costruire la Chiesa di S. Pietro Apostolo, che l’allora Vescovo di Orvieto Guglielmo consacrò nel 1118, dopo aver celebrato un sinodo nella Chiesa di San Giovanni in Val di Lago. Nel 1119 Grotte fu sottoposto insieme ai paesi circostanti al dominio di Orvieto e, in seguito al saccheggio che subì da parte di Arrigo VII, nel 1186 venne fortificato con la costruzione di una cinta muraria. Realizzate con grossi blocchi parallelepipedi di tufo locale, le mura, munite di alte e robuste strutture di fortificazione, erano intervallate da numerosi fortini. Grotte diventò così un vero e proprio castello che aveva due sole porte: una a mezzogiorno, verso il lago, a capo di una tripla salita, l’altra a ovest, tra la Rocca e la casa del Podestà, che attraverso un ponte levatoio dava accesso a Piazza della Libertà, oggi Piazza Umberto I.


Il Ducato di Castro

Dopo vari secoli di dispute e episodi bellici, nel XVI secolo Grotte entrò a far parte del Ducato di Castro. Nell’anno 1537 il Duca Pier Luigi Farnese, avendo acquistato il fondo di Frascati, lo cedette alla Camera Apostolica e ne ricevette in cambio la città di Castro e il Castello delle Grotte. In questo periodo l’antico nucleo medievale presenta un ulteriore sviluppo urbano: ne è testimonianza la costruzione di alcuni palazzi nobiliari, tra i quali si distinguono il Palazzo Innocenzo Iuzzi del 1563 e il Palazzo del Vignola, sempre della seconda metà del ‘500, oggi sede del Museo Civita. Finalmente sotto il dominio dei Farnese la popolazione trovò un clima di pacifica convivenza e di tranquilla amministrazione. Tuttavia anche questo lungo periodo di prosperità e quiete ebbe fine quando, nel 1649, la città di Castro venne invasa e distrutta dalle truppe pontificie per volere di Innocenzo X. Grotte da questa data tornò sotto il diretto dominio della Santa Sede da cui si affrancò soltanto con la presa di Roma e l’annessione delle province laziali al Regno d’Italia nel 1870. Il Comune si trovò pertanto a essere sottoposto alla nuova legge del Regno, lo Statuto Albertino, che rimase in vigore fino a quando, con la fine della seconda guerra mondiale e del regime fascista, non si passò grazie alle libere elezioni del 2 giugno 1946 dallo stato monarchico alla Repubblica Italiana.


Lo Stemma del Comune

Attribuibile al periodo del Ducato di Castro (1537-1649) lo stemma di colore azzurro si compone di tre gigli d’oro e una collina verde che sovrasta una grotta nera all’interno della quale si trova una stella. Il tutto sotto il dominio di una Corona.
Nello stemma del Comune di Grotte di Castro i gigli sono evidentemente il simbolo del governo dei Farnese, ma potrebbero anche indicare la purezza e la speranza di risorgere dalle dolorose vicissitudini trascorse prima di un lungo periodo di pace e tranquillità.
La montagna verde indica sia il luogo fertile e rigoglioso in cui il paese fu costruito, sia la grandezza, la nobiltà e la fermezza. La grotta all’interno della montagna rappresenta senza ombra di dubbio le prime grotte in cui la popolazione, fuggita dalla distruzione di Tiro, si rifugiò e da cui prese il nome il paese, e proprio a simboleggiare la disperazione di quei terribili momenti troviamo il nero al suo interno. Tuttavia, dentro le tenebre appare una cometa a raffigurare la luce della speranza e la forza d’animo necessaria a contrastarle.
In conclusione si può dire che l’ordine in cui sono disposti gli elementi all’interno dello stemma, partendo dal basso verso l’alto, stia a indicare in successione cronologica i momenti salienti della storia del paese: dal buio della caverna alla luce della cometa che porta all’ascesa sulla collina in cui sorge Grotte. Poi ancora il periodo d’oro della sua storia sotto i gigli dei Farnese e il desiderio di raggiungere le più alte aspirazioni che solo il cielo azzurro può contenere.
Per quel che riguarda invece la Corona che sovrasta lo stemma è riferibile a quella indicata nel decreto della Reale Consulta araldica del Regno d’Italia del 4 maggio 1870, che prevedeva la sua attribuzione ai comuni con 3.000 o più abitanti.